(conflitti e discussioni frequenti, insoddisfazione, delusioni, rabbia, difficoltà comunicative, difficoltà ad esprimere le emozioni)
Nei rapporti interpersonali il conflitto è inevitabile. Qualsiasi tipo di rapporto implica la gestione di “spazi” personali di ogni individuo e spesso questo può portare allo scontro-incontro tra persone. Per “spazi” intendo principalmente i bisogni che ognuno di noi ha e che chiedono di essere soddisfatti.
Parlando di bisogni, è inevitabile il riferimento a Abraham Maslow, psicologo statunitense noto principalmente per la sua teoria sulla gerarchizzazione dei bisogni.
Egli individuò una gerarchia di bisogni (piramide) che devono essere soddisfatti per arrivare all’autorealizzazione, vale a dire al riconoscimento e alla espressione delle capacità e delle potenzialità dell’individuo.
Al primo livello, alla base della piramide, ci sono i “bisogni di sopravvivenza”: cioè quelle necessità biologiche (fame, sete, sonno, ecc.) che se non soddisfiamo non è possibile prendere in considerazione altri bisogni.
Al secondo livello, al secondo gradino della piramide, ci sono i “bisogni di sicurezza”: ognuno di noi ha bisogno di sentirsi sicuro nel proprio ambiente. Si tratta di una sicurezza non solo fisica ma anche psicologica (non essere ridicolizzati, imbarazzati, … ). La mancanza di soddisfazione di questi bisogni genera paura e tutti sono disposti a far qualcosa per far diminuire questa emozione.
Questi primi due bisogni sono dei bisogni fondamentali, ma non garantiscono la soddisfazione.
Al terzo livello ci sono i “bisogni sociali” (o d’affetto): ogni individuo ha bisogno di avere rapporti interpersonali soddisfacenti che garantiscano l’appartenenza al gruppo, l’accettazione e la comprensione del proprio modo di essere, l’affetto e il calore di una relazione sana.
Al quarto livello ci sono i “bisogni di stima”: cioè il bisogno di essere capaci e stimati per le proprie qualità. È il valore che viene dato alla persona per ciò che riesce a fare, per la sua capacità di conseguire risultati.
Alla punta della piramide, al quinto livello, ci sono i “bisogni di autorealizzazione”: le persone che hanno soddisfatto pienamente i bisogni precedenti giungono a questa sensazione di pienezza e serenità, con la piena soddisfazione.
Perché litighiamo?
La teoria di Maslow permette di vedere come alcuni comportamenti siano guidati da questi bisogni (i bisogni sono la motivazione a mettere in atto il comportamento) e permette quindi la distinzione tra bisogni da soddisfare e mezzi per ottenere tale soddisfazione. Talvolta infatti i conflitti nascono non tanto per il contrapporsi di bisogni diversi, ma dal disaccordo sulla maniera di soddisfarli.
Ad esempio il bisogno di riposo può essere risolto sia con una passeggiata che con la visione di un film. L’intesa e la comprensione reciproca possono facilitare l’accordo sui modi di soddisfare il bisogno di ognuno.
Il conflitto infatti non è né buono né cattivo, semplicemente è inevitabile nei rapporti interpersonali, proprio perché, nel rapportarci con gli altri, ognuno di noi mette il proprio mondo di desideri, bisogni, aspettative che, non necessariamente, concordano con quelli altrui.
Generalmente la risoluzione dei conflitti avviene attraverso l’uso del potere, per cui, trai contendenti, si ha un vinto e un vincitore, chi impone la propria decisione e che la subisce.
Questo provoca in entrambi una serie di sentimenti e comportamenti quasi mai piacevoli. Infatti chi perde prova verso il vincitore sentimenti di rabbia, risentimento, frustrazione che si possono tradurre in sentimenti di ribellione, vendetta, imbroglio. Non rari sono poi l’imbarazzo, la tristezza, l’impotenza, l’umiliazione che possono portare a comportamenti di sottomissione, disistima, fuga, o al contrario, opposizione.
Anche chi vince, contrariamente a quanto si può pensare, non sempre prova solo sentimenti positivi come la soddisfazione, ma anche frustrazione, risentimento verso l’altro. Di conseguenza la relazione perderà le proprie caratteristiche positive di legame affettivo e si logorerà pian piano, accantonando la propria valenza di rapporto soddisfacente per diventare una relazione che entrambi tenderanno a evitare.
Quindi le capacità di comunicare, di risolvere i problemi e di sanare conflitti giocano un ruolo importante nel determinare la qualità delle relazioni con gli altri, e quindi la capacità di costruire e conservare una rete di sostegno sociale nonchè relazioni che tutelano la salute. E quindi sono fattori importanti nel determinare il nostro benessere personale.
Quali sono le capacità che ci permettono di sviluppare e mantenere relazioni efficaci e soddisfacenti?
Spesso le incomprensioni e i conflitti che possono nascere con le altre persone e che non ci permettono di comunicare quello che si prova in modo sereno e costruttivo dipendono da una modalità comunicativa e relazionale “sbagliata”, che abbiamo appreso e sviluppato nel corso delle nostre esperienze, ma che si può modificare imparando e sviluppando alcune capacità comunicative e relazionali efficaci, quali:
– capacità di comunicare i propri bisogni in modo assertivo invece che aggressivo o passivo;
– capacità di ascoltare gli altri attentamente ed empaticamente
– capacità di trovare soluzioni a problemi e conflitti che siano reciprocamente accettabili
Cosa è l’Assertività?
L’assertività è quella modalità comunicativa e relazionale che ti consente di esprimere i tuoi bisogni insoddisfatti e di ottenere soddisfazione senza ricorrere all’aggressività. È una comunicazione caratterizzata dall’utilizzo di messaggi in prima persona, cioè di messaggi che ti permettono di esprimere i tuoi sentimenti e bisogni senza accusare l’interlocutore né indurlo a rispondere in alcun modo particolare.
Essere assertivi significa essere capaci di esprimere le proprie idee e sensazioni in modo autentico ed efficace. Vuol dire avere consapevolezza di quali sono i propri bisogni e cercare di soddisfarli non a discapito delle altre persone. Vuol dire sapere quali sono i propri diritti e non permettere che vengano calpestati. Ciò ovviamente implica che alla base dello stile relazionale assertivo c’è l’avere una buona stima di sé.
Essere assertivi non vuol dire essere egoisti. Una persona assertiva è aperta e interessato ai bisogni e alle opinioni degli altri e le rispetta, ma non per questo gli dà un valore maggiore rispetto alle proprie. Essere assertivi, in sostanza, vuol dire essere rispettosi di se stessi e degli altri.
Cosa è l’Ascolto Empatico?
L’ascolto empatico è la capacità di ascoltare il nostro interlocutore in modo accettante e non giudicante, e questo è possibile solo se facciamo lo sforzo di metterci nei panni dell’altra persona, e di fornire responsi (feedback) che rimandano in modo accurato l’essenza del messaggio comunicato dall’interlocutore.
È una modalità di ascolto con la quale consapevolmente ci si dispone a comprendere sia le parole che le emozioni del nostro interlocutore e proprio per questo risulta particolarmente efficace per gestire e risolvere un conflitto o una problematica relazionale.
L’ascolto, la comunicazione e la comprensione, si possono “allenare”.
Se ti risulta particolarmente difficile sviluppare e mantenere relazioni funzionali con gli altri, il mio consiglio è quello di rivolgerti ad un professionista in grado di “insegnarti i segreti” dell’ “arte” della comunicazione e della relazione con le altre persone.