Sei ansioso? Sicuramente sei in buona compagnia: una cosa certa di questo periodo che stiamo vivendo è che c’è molto per cui essere ansiosi! Anche chi normalmente non è ansioso, può sentirsi più ansioso del solito a causa di tutta l’incertezza che circonda aspetti molto importanti della nostra vita, come la nostra salute, le finanze, le istituzioni sociali e il futuro del pianeta. Potremmo anche essere incerti su cosa credere con tutte le informazioni errate e la disinformazione che sono là fuori.

Potresti non essere in grado di smettere di essere ansioso, ma puoi impedire alla tua ansia di portarti in un tunnel buio, sprecare le tue energie e farti fare scelte poco sagge. Come? Iniziando ad essere consapevole di quegli atteggiamenti mentali negativi che alimentano la tua ansia e attraverso alcuni semplici e pratici strumenti per contrastarli.

Ecco sei atteggiamenti mentali negativi:

1. L’ipervigilanza

Se soffri di ansia, sicuramente ti capiterà di concentrare molta attenzione sull’anticipazione di come le cose potrebbero andare storte o di come la tua sicurezza fisica, sicurezza finanziaria o le tue relazioni potrebbero essere minacciate o instabili. Vivi nella terra del “E se…”. Il problema è che più ti concentri su qualcosa di minaccioso, più rinforzi i percorsi cerebrali legati alla preoccupazione e all’ansia, rendendoli più forti. Inoltre, è anche più probabile che noterai cose negative a cui non sarebbe importante prestare attenzione, come un ragno che striscia su una roccia all’aperto o uno sguardo accigliato sul viso di qualcuno che non conosci e con cui non interagisci. Quando la tua attenzione è su queste cose, potresti non essere in grado di essere presente e consapevole.

Cosa fare?
Fai uno sforzo consapevole per prestare attenzione alle cose positive e non minacciose che incontri, come la coda scodinzolante del tuo cane, la bellissima stampa dell’oceano sul tuo muro o l’urlo di gioia di tuo figlio quando vede una coccinella. Anche concentrarti sui tuoi sensi può calmarti. Cerca di rimanere di più nel presente, reindirizzando l’attenzione quando noti che il tuo cervello è preoccupato per il futuro.

2. Interpretare situazioni ambigue come minacciose

Le persone ansiose tendono ad avere un’attenzione parziale che li porterà  molto probabilmente a vedere una grande quantità di minacce in situazioni in cui in realtà c’è una minima possibilità che accada qualcosa di brutto. Ad esempio, se una persona ansiosa sta aspettando i risultati dei test medici, si convincerà di avere qualunque malattia temuta, anche se c’è solo il 5% di probabilità di un risultato positivo. Oppure se riceve una lettera dalla banca, prima di aprirla, sarà convinto di essere stato vittima di un furto di identità o che la sua richiesta di mutuo è stata rifiutata.

Cosa fare?
Cerca di fare uno sforzo consapevole per considerare i diversi possibili significati di una situazione, non solo quello più negativo. Fai un passo indietro e allarga la visuale. L’ansia tende a restringere la tua attenzione solo alle parti minacciose. Oppure prendi la decisione di riservare il giudizio fino a quando non avrai maggiori informazioni. Quindi distraiti, distraiti, distraiti.

3. Sopravvalutare la probabilità che accada qualcosa di brutto

Se sei ansioso, potresti vedere anche una minima possibilità che accada qualcosa di brutto come una minaccia considerevole. Questo può portarti a spendere molto tempo, denaro ed energia in più per pianificare cose che molto probabilmente non accadranno. Potresti costringerti a bere succo verde ogni giorno in modo da non avere carenze vitaminiche quando segui una dieta equilibrata . Potresti essere troppo spaventato per restare a casa da solo, quando il tuo partner è assente, perché qualcuno potrebbe entrare, anche se nessuno è entrato in una casa nel tuo quartiere dagli anni ’70 e tu hai un sistema di allarme.

Cosa fare?
Lascia che i fatti e le statistiche influenzino le tue scelte piuttosto che l’ansia. Pensa a cosa è più probabile che accada in base alla frequenza con cui sono accadute o non sono accadute cose negative in passato.

4. Catastrofizzare

“Catastrofizzare” significa proprio quello che sembra: pensare che qualcosa sia una catastrofe quando in realtà è qualcosa che hai risorse sufficienti per affrontare senza danni eccessivi. Potresti andare nel panico quando il mercato azionario crolla, anche se non avresti bisogno di quei soldi per 30 anni. Potresti pensare che ogni dolore sia un segno di una grave malattia o potresti pensare che se non ottieni una promozione sarai licenziato. La catastrofizzazione peggiora lo stato delle cose e ti crea stati di preoccupazione e panico che ti tengono sveglio la notte.

Cosa fare?
Chiediti se potresti sopravvivere se l’evento negativo accadesse. Concentrati sulle qualità personali e alle risorse che hai per affrontare la situazione. Pensa alle persone nella tua vita che si prendono cura di te e potrebbero aiutarti a superarla. Pensa alle situazioni passate in cui sei stato resiliente.

5. Prestare attenzione solo ai segnali di pericolo

Ci sono parti del cervello progettate per rilevare segnali di sicurezza o pericolo, ma potrebbero non funzionare correttamente se si soffre di disturbo d’ansia e così avrai la tendenza a cogliere solo i segnali di pericolo e non quelli di sicurezza. Ad esempio, se sei stato criticato per aver parlato da bambino, potresti non notare che il tuo partner ti ascolta davvero senza giudizio. Se hai paura di fare un incidente d’auto, potresti non notare che il tuo partner è in realtà un guidatore esperto e attento. Puoi, senza prove, diffidare di un partner che non ti ha mai mentito e agisce con integrità nella vita di tutti i giorni.

Cosa fare?
Dirigi consapevolmente la tua attenzione su quegli aspetti di una situazione che ti aiutano a sentirti più sicuro. Pensa alla tua capacità di mantenerti al sicuro. Se credi che un’esperienza passata stressante stia influenzando la tua risposta alla situazione attuale, pensa a ciò che ora è diverso, ciò che ora rende più sicura questa situazione, come ad esempio, essere un adulto in grado di proteggersi, facendo scelte sane e consapevoli, e non più  un bambino.

6. Evitare

Quando ti senti ansioso, potresti provare una sensazione di disagio al petto, alla gola o allo stomaco e i tuoi pensieri potrebbero essere molto angoscianti e spiacevoli. Di conseguenza, potresti iniziare ad evitare cose che ti rendono ansioso.  Ad esempio, potresti evitare di uscire con qualcuno perché hai paura di essere rifiutato. Potresti non parlare durante le riunioni perché temi che le persone pensino che sei stupido. Il problema dell’evitamento è che sul momento è rinforzato, infatti, quando eviti la situazione ansiogena, inizi a provare sollievo e il tuo corpo si calma. Ma l’evitamento peggiora l’ansia a lungo termine, perché non impari mai che il risultato temuto non accadrà. E inoltre, non correndo alcun rischio, non imparerai mai se ciò che pensi sia pericoloso può essere effettivamente gestibile.

Cosa fare?
Prepara un piano per affrontare le cose che temi. Inizia dalle cose meno minacciose, per poi arrivare ad affrontare quelle più temute. Il modo migliore per uscire da una situazione che provoca ansia è affrontarla! Quando affronti ciò che temi, la tua paura diminuirà e la tua fiducia e le tue abilità miglioreranno. Col tempo, inizierai a vedere la situazione come meno pericolosa e imparerai a tollerare l’ansia al servizio dei tuoi obiettivi.

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Questo periodo storico, caratterizzato da grande incertezza, sta sicuramente contribuendo a renderci più ansiosi. Ma non sono mai solo gli eventi di per sé a far scaturire la nostra ansia, molto dipende da come noi interpretiamo le situazioni e da come valutiamo le nostre risorse per farvi fronte. Ti sei riconosciuto in uno o più dei 6 atteggiamenti mentali sopradescritti, ma non riesci a mettere in pratica i suggerimenti per contrastarli o ti sembra difficile? Non ti preoccupare, non è sempre facile cercare di opporsi a schemi mentali sedimentati da anni, anche se sono disfunzionali. Ci vuole un allenamento costante a farlo e questo, a volte, può essere difficile da portare avanti da soli. Allora, in questi casi può essere utile rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta che ti sostenga in questo percorso di cambiamento.