Quando ti senti ansioso, bere un drink ti fa sentire meno ansioso? Rimanere a casa e non andare a quella festa ti fa stare più tranquillo? Quando sei triste, se inizi a scorrere sul telefono la tristezza passa in secondo piano? Quando ti senti ferito o vulnerabile, urlare al tuo partner sfogando la rabbia ti fa sentire più forte?

Sicuramente l’evitamento fornisce un sollievo temporaneo dall’ansia, dalla vergogna e da altri sentimenti spiacevoli, ma questa forma di controllo emotivo può avere a lungo termine conseguenze indesiderate, anche ben immaginabili se pensiamo agli esempi sopra esposti (ritiro sociale, dipendenza da sostanze, rottura di relazioni importanti, ecc.).

L’evitamento funziona… a breve termine

Evitare ci fa ottenere immediatamente quello che desideriamo: il placare o non sperimentare quell’emozione spiacevole e negativa che tanto temiamo. Ed ottenere qualcosa è importante: determina, almeno in parte, se rifai la cosa o se ti fermi. Quindi, se bere in situazioni sociali allevia i tuoi sentimenti di imbarazzo o disagio, è più probabile che continui a bere. Se evitare la festa riduce la tua ansia, è più probabile che eviti l’interazione sociale anche in altri modi, come non rispondere alle chiamate dei tuoi amici, non rispondere agli inviti inviati via email e così via.

Quindi l’evitamento funziona bene a breve termine, perchè quando eviti, ottieni qualcosa, spesso una tregua temporanea dal sentirti a disagio. Quando rinvii a pagare le tasse, puoi rimandare l’ansia che si manifesta quando affronti la tua vita finanziaria. Se non parli durante una riunione di lavoro, ottieni una temporanea libertà dal preoccuparti di ciò che i tuoi colleghi pensano delle tue idee.

Ma l’evitamento, ovviamente, comporta dei costi e a lungo termine è più dannoso che proficuo.  Se procrastini le tasse, potresti provare un terrore persistente. Se non parli mai al lavoro, le tue grandi idee raramente faranno parte della conversazione e potresti diventare più preoccupato di ciò che pensa la gente nel tempo perché non ricevi mai alcun feedback.

L’evitamento è un tentativo di controllo

Come esseri umani, amiamo il controllo. Quando eviti le cose, puoi esercitare un certo controllo su tutte le cose per te scomode, stando lontano dalle situazioni che potrebbero evocarle. Ma il controllo, specialmente il controllo attraverso l’evitamento, non funziona così bene come pensiamo.

Va però fatta una distinzione importante: quella tra controllo dell’esterno e controllo dell’interno. C’è, infatti,  differenza tra controllare le cose al di fuori delle nostre teste (nel mondo) rispetto a controllare quelle dentro le nostre teste.

Nel primo caso,  possiamo controllare molte cose nel nostro ambiente immediato. Se è troppo buio nella stanza, puoi aprire le tende o accendere una luce. Se c’è dello sporco sul pavimento, puoi spazzarlo via. Generalmente, possiamo facilmente controllare ciò che facciamo con le mani, i piedi e la voce: se hai bisogno di attraversare la stanza, lo fai e basta.

Al contrario, le cose dentro di noi non sono sempre così suscettibili di controllo diretto. Se ti chiedessi di non pensare a un orso bianco per 60 secondi, cosa pensi che accadrebbe? Non devi pensare molto per ottenere la risposta: penseresti subito e per molto tempo agli orsi bianchi. Te lo dimostra l’esperienza diretta, e se non bastasse, anche la scienza: c’è un intero corpo di ricerche che confermano questo fenomeno.

Ma se controllare “non è bene”, perché continuiamo a farlo?

Ma se controllare le cose non funziona come vorremmo, perché continuiamo a provare a farlo? La risposta è da ricercare nella storia della nostra evoluzione come esseri umani: quello che ci ha fatto sopravvivere come specie è stata la capacità di evitare le minacce.

Gli esseri umani sono in cima alla catena alimentare. Ma non abbiamo denti affilati o artigli. Non corriamo nemmeno molto velocemente. Eppure, siamo probabilmente il predatore di maggior successo al mondo, nel bene e nel male. E questo perché nel tempo abbiamo affinato l’arma più potente di tutte: la nostra corteccia cerebrale.

La nostra corteccia cerebrale ci consente di fare ogni sorta di pensiero astratto, pianificazione e risoluzione dei problemi. Ci permette di pensare al passato e al futuro e di imparare indirettamente, dalle regole mentali, piuttosto che dall’esperienza diretta (grazie a questo, ad esempio, non abbiamo bisogno di essere investiti da un’auto per imparare a guardare in entrambe le direzioni prima di attraversare una strada).

C’è solo un piccolo problema: quello che oggi percepiamo come minaccia è diverso da quando vivevamo durante l’età della pietra.

Le conseguenze non desiderate del controllo e come contrastarle

Il problema non è solo che il controllo non funziona come speriamo. Ci sono anche altre conseguenze: più cerchiamo di rafforzare il nostro controllo e  meno attenzione possiamo prestare ad altre cose nel mondo esterno. Più cerchiamo di evitare, più forte diventa il bisogno di evitare. E sempre più piccole diventano le nostre vite.

Allora cosa devo fare? Ti starai domandando. Qual è l’alternativa?

Quello che devi fare, è probabilmente quello che ti spaventa di più e cioè affrontare la paura che senti, facendo proprio quello che ti spaventa: senti la paura e fallo lo stesso.

Però prima di fare questo, il passo iniziale è aumentare la consapevolezza di quando stai mettendo in atto strategie (comportamenti) per controllare quelle emozioni e quei pensieri che ti creano disagio.

Quelle azioni che metti in atto per cercare di correggere, risolvere o eliminare quei pensieri e sentimenti “scomodi”. Ad esempio: procrastinare, stare lontano da situazioni, assumere sostanze, criticare gli altri, ecc. Possono essere cose che di solito etichettiamo come “malsane” e cose che di solito etichettiamo come “sane”.

Ora che hai ben chiaro quali sono le strategie che utilizzi, prova a vedere:

  1. quale di queste strategie funziona a breve termine, almeno un po’, per reprimere i pensieri e i sentimenti che ti creano disagio;
  2. quale di queste strategie funziona a lungo termine;
  3. quale di queste strategie ti avvicina ad una vita vitale, vibrante e più significativa.

 

Quello che dovresti notare è che, quasi tutto funziona un po’ a breve termine. Ricorda: lo fai, lo ottieni. Non faremmo queste cose se non avessero almeno un qualche tipo di impatto minore su ciò che pensiamo e sentiamo.

Ma dovresti anche notare che la maggior parte delle strategie, se non tutte, non fanno sparire a lungo termine i pensieri ed i sentimenti che ti creano disagio. Qualunque cosa tu faccia, “sano” o “malsano”, probabilmente sperimenterai ancora pensieri dolorosi ed emozioni spiacevoli. È proprio così che siamo fatti.

Tuttavia, la cosa significativa ed importante che dovresti notare è che, anche se alcuni comportamenti non fanno sparire i tuoi sentimenti e pensieri negativi, però ti consentono e ti aiutano a costruire la vita che vuoi condurre. Quella vita che vale la pena di essere vissuta.

A volte il tuo comportamento può riguardare il tentativo di evitare e controllare le tue esperienze interne, e altre volte può riguardare la costruzione di una vita che desideri. Questa è una differenza davvero importante da notare. Quello che ti auguro e ti auspico è che i tuoi comportamenti inizino a riguardare sempre meno strategie di controllo inefficaci e non necessarie, e sempre di più, invece, azioni per costruire quella vita significativa che desideri.

 

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L’evitamento fornisce un sollievo temporaneo dall’ansia, dalla vergogna e da altri sentimenti spiacevoli; è una forma di controllo delle emozioni e dei pensieri scomodi ed indesiderati che a lungo termine ti porta a costruire una vita limitata e limitante.

Inizia a riconoscere i tuoi schemi di evitamento e a fare qualcosa di diverso; inizia a lasciar andare il controllo non necessario e a vivere con coraggio.