Ti è mai capitato di pensare che il tuo umore sia influenzato dal tempo climatico? Ti capita di sentirti più triste durante l’autunno o l’inverno? Non ti preoccupare, sei in buona compagnia. È indubbio che il tempo (inteso come clima atmosferico) influenzi il nostro umore, ad esempio, e i cambiamenti climatici dovuti all’alternarsi delle stagioni fanno lo stesso.

È noto ormai da tempo come le variazioni ambientali legate al ciclo delle stagioni possano influenzare il nostro comportamento e il nostro l’umore. Esiste anche un vero e proprio disturbo dell’umore legato alla stagione invernale e si chiama SAD, “Disturbo Affettivo Stagionale”, che è stato descritto per la prima volta nel 1984 da Rosenthal e colleghi come caratterizzato da depressione in autunno ed inverno e periodi di benessere in primavera ed estate. I sintomi depressivi del SAD possono essere schiaccianti e interferire con il funzionamento quotidiano. Le sue cause includono una diminuzione dei livelli di serotonina, un aumento della produzione di melatonina e deficit di vitamina D. I sintomi tendono ad andare via in primavera e in estate quando aumenta la disponibilità di luce solare.

Anche io non sono una grande fan della pioggia e, ultimamente, nemmeno del freddo (sarà che sto invecchiando, ma negli ultimi anni sono sempre più freddolosa!). Va da sé, che l’autunno, in particolare, ma anche l’inverno, non siano tra le mie stagioni preferite: le giornate sono più corte, spesso piove e fa freddo. Ed è quando arrivo in questo periodo dell’anno, più o meno a metà gennaio, che inizio ad essere particolarmente insofferente, perché le feste sono finite (la parte bella dell’inverno), le giornate iniziano un pochino ad allungarsi e mi fanno sempre più desiderare di star fuori, ma il freddo è pungente e, calendario alla mano, i giorni che mi separano dalla primavera sono ancora tanti, troppi. Questo anno, poi, i limiti impostici dal covid-19 possono far sembrare l’inverno davvero insopportabile.

Cosa fare? Come combattere e gestire la “tristezza invernale”?

L’effetto palla di neve

L’umore può essere contagioso come una palla di neve che rotola giù da una montagna innevata e che, piano piano, o meglio, veloce veloce, diventa una valanga che travolge tutto quello che incontra. Ad esempio, quando non sei di buon umore o hai una brutta giornata, quell’umore e le tue azioni che ne derivano possono avere un impatto sugli altri intorno a te. Può influenzare il loro umore, che può influenzare gli stati d’animo degli altri e così via, fino ad arrivare ad una valanga di malumori!

D’altra parte, ci può essere anche un effetto valanga positivo: quando l’umore positivo di qualcuno o i suoi gesti di gentilezza o generosità influenzano anche altre persone, come nei gesti virali di “pay it forward“, in cui il beneficiario di una buona azione ripaga la gentilezza agli altri invece che al benefattore originale.

Una palla di neve di compassione

Pensa ad una volta in cui qualcuno ha fatto qualcosa di carino o generoso per te. Come ti sei sentito? Ti ha ispirato a continuare quell’energia positiva? Un atto di gentilezza e compassione può avere effetti profondi e di lunga durata sul destinatario. Un semplice atto di gentilezza o compassione può crescere e diventare molto più grande dell’atto iniziale.

Viceversa, un effetto valanga negativo non serve a nessuno e potrebbe fare più danni di quanto si riesca a pensare.

Ma cosa è la compassione e come si coltiva?

Coltivare la compassione

La compassione è la capacità di comprendere la sofferenza altrui e di volerla alleviare e ridurre. Può essere diretta verso gli altri o verso se stessi. In questo ultimo caso, si parla ti auto-compassione.

La stagione delle vacanze di solito porta uno spirito generoso pieno di compassione. La maggior parte delle organizzazioni non profit riferisce che il loro più grande trimestre di raccolta fondi è tra settembre e dicembre, con circa il 34% di donazioni di beneficenza.  Questi atti sono un’opportunità per fare la differenza nella comunità, ma allo stesso tempo possono dare significato e scopo alla nostra vita quotidiana e, perché no, farci sperimentare una sensazione positiva e di energia durante il resto dell’inverno.

La tua compassione palla di neve

Cosa puoi fare per creare la tua palla di neve di compassione positiva?

Ecco due suggerimenti rapidi per iniziare il tuo effetto palla di neve:

1. Compassione per gli altri. Ricorda: non tutta la compassione riguarda il dare un oggetto tangibile. Può essere solo un semplice atto, come aiutare un vicino spalando il suo vialetto o fare la spesa per un amico malato. Cosa puoi dare agli altri? La tua donazione non deve essere necessariamente monetaria. Puoi, ad esempio, donare il tuo tempo o le tue capacità ad un’organizzazione meritevole. Anche, e soprattutto, in una pandemia sono necessari volontari. Poi, ovviamente, se puoi, sono utili e molto bene accette anche le donazioni in denaro.

2. Auto-compassione. Concedere a te stesso lo spazio per essere un cittadino presente e consapevole nel tuo mondo è un atto di compassione. Prendersi un momento per riconoscere i tuoi bisogni ti farà stare meglio e, a sua volta, ti permetterà di mettere energia positiva nelle tue relazioni con gli altri. Forse la tua natura piena di speranza sarà contagiosa e ispirerà o aiuterà gli altri che stanno lottando per trovare la propria positività. Quindi prenditi un momento per sederti con te stesso e con i tuoi sentimenti. E poi mostrati gentilezza. Dì a te stesso e ripeti come un mantra: sono capace; sono degno di amore e di cose buone; posso scegliere pensieri positivi; prometto di essere gentile, gentile e paziente con me stesso; prometto di trattarmi con amore e rispetto; io sono abbastanza.

Qualche parola in più sull’auto-compassione

Offrire gentilezza o comprensione quando qualcun altro sta male, fallisce o commette un errore significa avere compassione. Agire allo stesso modo nei tuoi confronti, quando stai attraversando un momento difficile, fallisci o noti qualcosa di te stesso che non ti piace è un modo in cui mostri auto-compassione e un modo per prenderti cura di te stesso.

Spesso le persone hanno molta più difficoltà con l’auto-compassione piuttosto che con la compassione: spesso la nostra voce autocritica è così frequente e radicata in noi, che non ci accorgiamo nemmeno di quanto sia presente. Tanto da portarci ad essere più propensi a parlare a noi stessi con una voce dura o critica di quanto faremmo con gli altri.

Chiediti: quanto ti costa continuare a essere scortese con te stesso? Come sarebbe la tua vita tra cinque anni se continuassi a parlare a te stesso nello stesso modo in cui fai ora?

Anche se prenderti cura di te stesso potrebbe non essere il tuo primo istinto, tuttavia, prima di poter davvero mostrare compassione agli altri, devi prima praticare l’auto-compassione. Se hai preso l’aereo almeno una volta nella vita, avrai fatto caso che nella presentazione istruttiva prima del volo, riguardo alle istruzioni sulle situazioni di emergenza, ti viene detto che se la pressione in cabina diminuisce, le maschere di ossigeno cadranno e ognuno dovrà indossare la propria maschera prima di aiutare chi ha accanto. Ecco, lo stesso vale per la compassione: prima mostra a te stesso un po’ di compassione, e poi esci nel tuo mondo e dai compassione agli altri.

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Comunque tu scelga di mostrare compassione, sappi che questo non aiuta solo gli altri. La ricerca indica che l’atto di compassione avvantaggia il tuo senso generale di benessere. E forse, l’inverno potrebbe sembrare un po’ più facile da gestire.

Se vuoi che gli altri siano felici, pratica la compassione. Se vuoi essere felice, pratica la compassione. (Dalai Lama)