È da poco passato San Valentino, la festa dell’amore e degli innamorati. E se ogni giorno potesse essere San Valentino? Immagina di avere un San Valentino che ti capisce e ti rispetta veramente; sempre lì per te, sempre compassionevole. Ora immagina di essere il tuo Valentino. Ecco, questo è quello che puoi ottenere praticando l’auto-compassione.

Ti capita di sentirti una persona meschina, egoista, inefficace o non amabile? Di attribuirti qualsiasi tipo di aggettivo dispregiativo in modo spontaneo e naturale? Bene (male!), è il momento di iniziare ad imparare a praticare l’auto-compassione.

Come trattiamo gli altri vs come trattiamo noi stessi

Quando chiedo alle persone come si avvicinerebbero ai loro figli, cari, amici o ad altri a cui tengono, quando esprimono di sentirsi frustrati e di odiare parti di se stessi, inevitabilmente rispondonocon compassione e cura.

Quando chiedo loro perché non si approcciano allo stesso modo a se stessi, invariabilmente dicono che non sanno come fare, che non ci riescono, che sono delusi o arrabbiati con se stessi per “essere” in quel modo. Nel tempo, hanno perso il desiderio e la volontà di essere pazienti, premurosi e compassionevoli verso se stessi. Ed anche se essere duri con se stessi non è una strategia che ha funzionato, continuano a farlo e ad imporselo nella speranza di riuscire finalmente a cambiare le proprie parti indesiderate.

L’idea sottostante è che sia possibile sbarazzarsi con successo di parti fondamentali di se stessi e controllare i pensieri e sentimenti al riguardo. E nel tentativo di farlo, si negano, evitano e scartano quelle parti sfavorevoli di se stessi. Ma facendo così, invece di liberarsi di quelle parti, si intensifica ulteriormente la lotta con esse. La frustrazione e il disprezzo si esacerbano e si alimenta il ciclo del disprezzo di sé e dell’odio per se stessi.

Invece, quel sentimento di disgusto per se stessi ha bisogno della massima empatia e gentilezza. Se fosse affrontato con compassione, ci sarebbe più apertura e opportunità di flessibilità, inclinazione, lavoro, sviluppo, evoluzione e crescita.

Perché l’auto-compassione è importante?

Le ricerche sull’auto-compassione mostrano che aiuta a migliorare la salute, le relazioni, la motivazione, la fiducia in se stessi, l’autorealizzazione, la resilienza e l’equilibrio emotivo.

Praticare l’auto-compassione, infatti, significa trattarsi consapevolmente con rispetto e gentilezza, sempre, sia che tu faccia qualcosa bene o che sbagli. Ed è importante perché influenza profondamente la qualità della tua vita interiore, che a sua volta influisce sulla qualità della tua vita esteriore e delle tue relazioni.

Ad esempio, l’auto-compassione coltiva le tue capacità di resilienza, la tua capacità di recupero, permettendoti di “farcela”, di stare bene, anche quando i tempi sono difficili. Quando sei gentile con te stesso e ti sostieni, il risultato è che ti senti meglio e fai meglio . Dopo tutto, nessuno ha mai fatto meglio dopo “essersi fatto” sentire peggio!

L’auto-compassione aumenta anche la tua capacità di mantenere un cervello calmo, per quanto stressante possa essere la tua vita. E quando hai un cervello calmo, la tua presenza è rassicurante e quindi le persone gravitano verso di te, hanno piacere di stare con te.

Al contrario, se ti manca compassione per te stesso, questo atteggiamento “sanguinerà”, si riverserà nelle tue relazioni, poiché ti mancherà anche la compassione per gli altri. E dove manca la compassione, regna il giudizio ed è probabile che fioccheranno critiche, atteggiamenti di difesa e disconnessione, il che è particolarmente problematico per le relazioni più strette. Cosa fare? Inizia a praticare l’auto-compassione.

Praticare l’auto-compassione

Inizia notando ciò che ti passa per la mente quando hai successo: quando, ad esempio, hai aiutato qualcuno che aveva bisogno, quando hai passato un bel weekend con il tuo partner, o quando hai consegnato il tuo progetto in tempo. Consideri tutto questo “semplice normalità”, “fortuna”, “niente di speciale, chiunque lo avrebbe fatto o avrebbe potuto farlo meglio”? Se è così, fai un respiro profondo e prova, invece, a trattarti come tratteresti un buon amico che avesse fatto quelle cose: con lodi, orgoglio e celebrazione.

Allo stesso modo, nota cosa ti passa per la mente quando sbagli, quando sei stato smemorato, quando perdi il treno, quando combatti con il tuo partner. Sei critico, spietato, odioso verso te stesso? Ancora una volta, fai un respiro profondo e prova a trattarti come tratteresti un buon amico: con incoraggiamento, perdono e gentilezza, persino umorismo. Cerca di confortarti durante quei momenti difficili.

All’inizio potresti sentirti sciocco, imbarazzato o falso, ma è solo perché stai provando qualcosa di nuovo, non familiare, forse persino proibito. Ma ricorda che l’auto-compassione genera compassione per gli altri, e persone come Gesù, Gandhi, Martin Luther King e tutti i Dalai Lama sono stati venerati per questa pratica. Man mano che continui ad esercitarti, ti sentirai sempre più a tuo agio. E alla fine l’auto-compassione diventerà automatica: ogni volta che diventi consapevole delle vecchie abitudini, fermati, fai un respiro profondo e tratta te stesso con gentilezza.

8 modi per promuovere l’amor proprio e l’auto-compassione :

1) non etichettarti con ampie generalizzazioni di chi sei e di cosa ti occupi. Attieniti ai pensieri e ai sentimenti del momento, relativi a quella circostanza particolare, piuttosto che identificarti globalmente in quel modo particolare. Ad esempio, “la mia mente è negativa in questo momento” anziché “sono così negativo”.

2) Ricordati che siamo tutti imperfetti. TUTTI abbiamo parti di noi che sono più positive e favorevoli, ed altre parti, invece, su cui vorremmo lavorare, cambiare o migliorare ulteriormente. Essendo umani e abbracciando la nostra umanità, renditi conto che ci sono e ci saranno sempre parti di noi su cui dobbiamo lavorare. Sei un “lavoro in corso”: mentre vivi, non c’è mai un punto finale del tuo sviluppo e della tua crescita.

3) Sii realistico riguardo alla fattibilità del cambiamento e focalizza l’evoluzione intorno a “te” ed evita di confrontarti con i risultati degli altri. Il livello di progresso è personalizzato e ognuno lavora al proprio ritmo. L’obiettivo non è essere un te diverso, ma piuttosto essere realmente a te, al massimo del tuo potenziale.

4) Nota quando sei duro con te stesso e disprezzi una parte di te. Esamina quali sono i tuoi valori che hanno agito in quel momento: sebbene quella parte di te non ti piaccia e la vivi come deludente e frustrante a volte, è anche la parte che ti guida e ti fornisce informazioni importanti su quali sono i tuoi valori fondamentali e chi vuoi veramente essere.

7) Sii paziente. È probabile che quella parte di te che non accetti sia qualcosa con cui sei stato “sfidato” sin dall’infanzia . Potresti aver ricevuto messaggi da altre persone, o dalla società in generale, che non dovresti averla, o dovresti liberartene. Ci vuole tempo e pratica per vedere e trattarsi in modo diverso.

8) Esercitati a fornire compassione e gentilezza verso la parte di te che non ti piace. Quando si presenta, notalo con curiosità e apertura ed evita di giudicarti e rimproverarti. Abbraccia quella parte, dille qualcosa di compassionevole e/o invitala a stare con te dolcemente e gentilmente, senza cercare di respingerla. Per aiutarti, prova a scrivere una lettera come se stessi parlando ad un caro amico che sta lottando con le tue stesse problematiche. Dopo aver scritto la lettera, puoi metterla giù per un po’ e poi leggerla in seguito, lasciando che le parole ti calmino e ti confortino quando ne hai più bisogno.

Concludendo

Se pratichi l’auto-compassione, puoi stare bene con te stesso, qualunque cosa accada: ti dai credito per i lavori ben fatti e ti incoraggi e ti rassicuri quando fallisci. Ti perdoni per aver commesso errori, vedi il tuo potenziale di crescita e hai fede nella tua capacità di stare bene e avere successo. Grazie all’auto-compassione sei in grado di vedere le preziose lezioni che si celano nei fallimenti ed imparare da esse. E sei davvero in grado di rispolverarti e rimetterti in gioco.

Se ti manca l’auto-compassione, devi fare affidamento sul successo e sull’approvazione degli altri per sentirti bene con te stesso. Quando fallisci, ti senti infelice, quindi farai qualsiasi cosa per “avere successo”, anche se devi infrangere le regole o sabotare gli altri. Oppure potresti trovarti a fare le cose, non perché lo desideri o perché è giusto, ma perché vuoi l’approvazione. Potresti persino sabotarti involontariamente perché non ti senti nel profondo di meritare il successo. Probabilmente hai imparato questi atteggiamenti da bambino, dagli adulti intorno a te. Genitori, insegnanti, parenti e allenatori hanno tutti un forte impatto su ciò che i bambini imparano sul fallimento. E se ti hanno insegnato che fare qualcosa di sbagliato è come essere cattivi, questo è un segno sicuro che anche loro mancavano di auto-compassione. Ma non sei cattivo e non lo sono nemmeno loro. E non è mai troppo tardi per perdere le cattive abitudini ed impararne di nuove, per provare ad essere il tuo miglior San Valentino.

Prova a diventare il tuo migliore amico: prenditi il ​​tempo per essere compassionevole verso te stesso. La relazione più lunga che avrai con qualcuno è quella che hai con te stesso, prenditene cura.

 

Fonti in lingua originale:

https://www.psychologytoday.com/us/blog/laugh-cry-live/202102/how-be-your-own-best-valentine

https://www.psychologytoday.com/us/blog/being-your-best-self/202102/the-power-self-love-self-compassion