Ti capita spesso di sperimentare frustrazione perchè le persone non capiscono quello che dici o perché vieni mal interpretato?

Trovi difficile esprimere i tuoi bisogni, il tuo pensiero, facendoti ascoltare senza entrare in conflitto con l’altro?

Non ti preoccupare, sei in buona compagnia.

Saper comunicare “bene” è fondamentale. In quanto animali sociali, viviamo immersi nella relazione con gli altri e ci è impossibile non comunicare (ne avevo parlato già in un precedente articolo, se te lo sei perso, lo trovi qui).

Ma non è così semplice come spesso si crede.

L’errore più comune è quello di pensare che la comunicazione sia un processo a senso unico, in cui quello che diciamo coincide esattamente con il contenuto del nostro messaggio, senza prestare attenzione a come lo diciamo. Cioè a quella componente relazionale della comunicazione che spesso invece fa la differenza nell’interagire con gli altri.

Saper comunicare, intesa come la capacità:

– di interagire e relazionarsi con gli altri in modo positivo

– di saper esprimere opinioni e desideri, bisogni e sentimenti

– di ascoltare in modo accurato, comprendendo l’altro

è una competenza così cruciale, che l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) l’ha inserita tra le life skills, cioè quelle competenze socio-emotive che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana e la cui mancanza può causare l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta agli stress (progetto Skill for life dell’OMS, 1994).

In sintesi l’OMS ci dice che se vogliamo avere una relazione sana con gli altri, dobbiamo imparare a comunicare in maniera efficace.

Come si fa ad esprimere i propri bisogni, o farsi ascoltare, senza entrare in conflitto con l’altro?

Nel 1960 lo psicologo statunitense Marshall Rosenberg ha ideato un modello comunicativo basato sull’empatia,  chiamato Comunicazione Non Violenta (CNV), che secondo lo studioso permette di evitare le frequenti incomprensioni che derivano da uno sbagliato modo di comunicare. Utilizzando la comunicazione non violenta, secondo Rosenberg possiamo riuscire a rimanere collegati empaticamente a noi stessi e agli altri e quindi a portare nella nostra comunicazione maggiore autenticità e maggiore comprensione, raggiungendo una risoluzione dei conflitti.

La CNV è costituita da 4 componenti:

  • osservazioni
  • sentimenti
  • bisogni
  • richieste

In questo articolo mi concentrerò sulla prima componente: l’osservazione.

L’osservazione nella comunicazione non violenta

Secondo Rosenberg il primo passo che dobbiamo compiere se vogliamo esprimere ad un’altra persona come ci sentiamo, con chiarezza ed onestà, riuscendo a farci veramente ascoltare, senza innescare meccanismi difensivi/aggressivi negli altri e in noi, è quello di separare l’osservazione dalla valutazione. Diversamente, se non separiamo l’osservazione dalla valutazione, riduciamo la probabilità che il nostro messaggio arrivi e sia ascoltato dalle altre persone.

Infatti quando nella nostra comunicazione mescoliamo l’osservazione con la valutazione, le altre persone saranno propense a percepire quello che stiamo dicendo come un giudizio. E dato che a nessuno piace essere criticato, tenderanno ad opporre resistenza a ciò che diciamo.

Questo non vuol dire che dobbiamo essere completamente obiettivi e che dobbiamo eliminare ogni giudizio, ma “semplicemente” che dobbiamo adoperarci per tenere ben separati i nostri giudizi, le nostre valutazioni dalle nostre osservazioni.

Inoltre sarebbe meglio evitare di fare generalizzazioni statiche: le osservazioni dovrebbero essere specifiche, circostanziate nel tempo e nel contesto.

Come si fa a separare le osservazioni dalle valutazioni?

Sicuramente starai pensando che non è così facile. Purtroppo siamo così abituati a comunicare mescolando le osservazioni con le valutazioni, che spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto che lo stiamo facendo.

Fortunatamente Rosenberg ci viene in aiuto e ci spiega come fare. O meglio, cosa non fare.

Usare il verbo essere senza indicare che chi valuta si prende la responsabilità della valutazione.

Esempio di osservazione mescolata alla valutazione: sei troppo generoso.

Esempio di osservazione separata dalla valutazione: quando ti vedo dare ad altri tutti i soldi del tuo pranzo, penso che tu sia troppo generoso.

Usare verbi con connotazione valutativa.

Esempio di osservazione mescolata alla valutazione: Sergio rimanda sempre a domani.

Esempio di osservazione separata dalla valutazione: Sergio studia per gli esami soltanto la sera prima.

Implicare che le deduzioni personali di qualcuno relative ai pensieri, ai sentimenti, alle intenzioni o ai desideri di una persona sono le sole possibili.

Esempio di osservazione mescolata alla valutazione: Non riuscirà a consegnare il lavoro.

Esempio di osservazione separata dalla valutazione: Non penso che riuscirà a consegnare il lavoro.

Confondere previsione e certezza.

Esempio di osservazione mescolata alla valutazione: Se non fai pasti equilibrati, la tua salute ne risentirà.

Esempio di osservazione separata dalla valutazione: Se non fai pasti equilibrati, temo che la tua salute ne risentirà.

Omettere riferimenti specifici

Esempio di osservazione mescolata alla valutazione: Le minoranze etniche non si prendono cura delle loro proprietà.

Esempio di osservazione separata dalla valutazione: Non ho mai visto la famiglia di immigrati che abitano al n.25 spalare la neve dal loro marciapiedi.

Usare parole che indicano abilità senza indicare che si tratta di una valutazione.

Esempio di osservazione mescolata alla valutazione: Paolo è molto scadente come giocatore di calcio.

Esempio di osservazione separata dalla valutazione: Paolo non ha segnato un gol in 20 partite.

 

Inoltre mescoliamo l’osservazione con la valutazione tutte le volte che utilizziamo le parole sempre, mai, ogni volta che, eccetera, come esagerazioni:

sei sempre occupato.

non c’è mai quando si ha bisogno di lei.

Queste parole usate come esagerazioni provocano un atteggiamento di difesa e non favoriscono l’empatia.

Anche espressioni quali spesso e raramente possono contribuire a confondere l’osservazione con la valutazione.

Valutazioni: raramente fai quello che voglio.

Osservazioni: le ultime tre volte che ho proposto un’attività, tu hai detto che non volevi farla.

Valutazioni: Viene qui spesso.

Osservazioni: Viene qui almeno tre volte la settimana.

 

Per approfondimenti:

Le parole sono finestre (oppure muri)” di M.B. Rosenberg, ed. Esserci