Sei stato rifiutato così tante volte che hai perso il conto? Ti sembra di raccogliere situazioni in cui vieni rifiutato come le altre persone raccolgono francobolli o foto delle vacanze?

Certo, essere rifiutati non fa mai piacere e a volte può fare molto male, eppure, i “no” hanno un valore che spero di sottolineare qui.

Prima di entrare nel merito, però, parliamo del perché essere rifiutati fa male.

Perché essere rifiutati fa male

Ecco 4 motivi per cui essere rifiutati fa male:

1) Innanzitutto, il rifiuto è spesso legato alla speranza. Per essere rifiutati, ci siamo prima preposti un obiettivo o fatto un invito. Alla fine di questa azione c’è la speranza di un futuro migliore: un nuovo lavoro, un appuntamento, l’ingresso in un gruppo selezionato. Quando siamo respinti, quella speranza, nella sua forma particolare, muore. “Una porta si chiude”, come si suol dire.

2) Il secondo motivo per cui essere rifiutati fa male è che molti di noi hanno interiorizzato la convinzione di essere degni quando raggiungiamo le cose che vogliamo ottenere. Quando falliamo o non raggiungiamo i nostri obiettivi, spesso ci sentiamo meno degni. Questa sensazione fastidiosa che deriva dalla convinzione che non siamo abbastanza bravi si chiama “vergogna”.

3) Essere rifiutati fa male perché un rifiuto e, a maggior ragione, molti rifiuti possono smorzare il nostro senso di scopo. Supponi di voler diventare un attore. Prendi lezioni, vai alle audizioni e senti “no” ogni singola volta. Anche la persona più perseverante e forte del monde, alla fine, potrebbe dubitare che questo sia davvero il suo percorso.

4) Come scrive Brene Brown (2018), la vergogna è la paura della disconnessione. E questo porta al quarto ed ultimo motivo per cui i rifiuti fanno così male. Essere rifiutati può portare a sentirsi soli. Una versione estrema del rifiuto è l’ostracismo, cioè quando un individuo viene espulso da un gruppo. Le ricerche mostrano che l’ostracismo innesca gli stessi percorsi neurali del dolore fisico, vale a dire, la regione dorsale della corteccia cingolata anteriore (Lieberman & Eisenberger, 2005).

Giochi a somma zero ed essere rifiutati per le cose giuste

Prima di parlare di potenziali vantaggi o fare una lezione sull’essere rifiutati, vorrei fare un paio di osservazioni generali.

Primo, i rifiuti e l’accettazione, i “no” e “sì” che riceviamo, non sono come una partita di calcio in cui si deve segnare più punti dell’avversario. Nella vita e nel nostro lavoro, un “sì” ricevuto al momento giusto, dalla giusta opportunità, può compensare 100 “no”.

Harry Potter è stato rifiutato da 12 editori prima che Bloomsbury lo raccogliesse. In On Writing, Stephen King racconta la storia di come ha appuntato ogni lettera rifiutata su un muro. All’età di 14 anni, il chiodo non poteva più sostenere il peso delle sue lettere di rifiuto e l’installazione si è schiantata al suolo.

In secondo luogo, parliamo di ciò per cui veniamo respinti. Sei stato rifiutato per le cose giuste? Cosa conta per te?

Essere rifiutati per cose che vuoi davvero fare è meglio che essere rifiutati per cose che i tuoi genitori o la società vogliono che tu faccia. Inoltre, vale la pena ricordare che non tutti gli sforzi sono ugualmente degni. Forse raccogliere 100.000 follower su Instagram non è il modo migliore per misurare il tuo successo.

Cosa si può imparare dai “no”

Quando ci capita di essere rifiutati, una domanda importante da porsi è: cosa posso imparare dall’essere respinto?

  1. I rifiuti sono un meccanismo di feedback

Se bussiamo ad un numero sufficiente di porte e talvolta sentiamo “sì” e talvolta sentiamo “no”, possiamo imparare come il mercato della domanda e dell’offerta attualmente apprezza ciò che abbiamo da offrire. E sapere esattamente dove ci troviamo può fornirci spunti per decisioni migliori.

Dobbiamo migliorare o dobbiamo solo continuare a tirare i dadi ancora un pò?

Se siamo fortunati, i rifiuti arrivano in più parole di un semplice “no” e offrono una sorta di motivo per cui questa volta è stato un “no”. Se non senti o non vedi subito questo motivo, potrebbe essere una buona idea chiedere.

  1. I rifiuti possono creare resilienza

Se attraversiamo la vita senza intoppi, senza che nulla vada mai storto (o forse i nostri genitori ci proteggono dalle avversità), non impariamo come affrontare le battute d’arresto. I primi rifiuti di solito fanno più male, ma mentre attraversiamo la vita sentendo alcuni “sì” e “no”, diventa più facile far fronte ai “no”.

Se riusciamo ad imparare a vederci come individui degni di amore e di appartenenza, indipendentemente dai nostri risultati, tutto ciò diventa ancora più facile.

  1. I rifiuti sono ostacoli sulla strada del successo

Quando seguiamo le nostre passioni ed i nostri sogni, spesso proviamo qualcosa di difficile. Se non fosse difficile, non sembrerebbe così importante o che vale la pena farlo.

E visto che quello che stiamo facendo è difficile, falliremo. Dobbiamo passare attraverso i “no” per ottenere il “sì”. Se JK Rowling si fosse arresa dopo essere stata respinta dodici volte, non ci sarebbe Harry Potter. Invece, ha detto che avrebbe provato “finché ogni singolo editore non l’avesse rifiutata…” temendo che potesse effettivamente accadere.

I rifiuti sono necessari o almeno un sottoprodotto per avere successo.

 

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Sicuramente i rifiuti si sentono come un pugno nello stomaco o come il pungiglione di un’ape. Fanno male perché smorzano la speranza, minacciano l’autostima e sollevano domande sullo scopo. Ma imparare il valore dei “no”, imparare a riprovare e a non scoraggiarsi, è il primo passo per incamminarsi sulla strada verso il successo. In bocca al lupo!