Facevamo il conto alla rovescia e, alla fine ,il 2021 è arrivato. Lo aspettavamo quasi come i genitori aspettano la nascita del loro primo figlio, in una trepidante attesa carica di speranza, aspettative, ma anche di ansie e paure.  Visto il paragone, ho pensato di raccontarvi la storia di Elizabeth Lesser.

La storia di Elizabeth Lesser

Elizabeth, oggi, è un’autrice di bestseller e cofondatrice dell’Omega Institute, il più grande centro di educazione per adulti negli Stati Uniti incentrato su salute, benessere, spiritualità e creatività.  Per più di 30 anni, Lesser ha studiato e lavorato con figure di spicco nel campo della guarigione, dello sviluppo spirituale e del cambiamento culturale. Prima di fare questo però, ha fatto altri lavori nella sua vita, ma in particolare è il primo lavoro che ha fatto, come ostetrica, che ha gettato le fondamenta per tutti quelli successivi.

Dal lavoro di ostetrica, Elizabeth ha appreso tre lezioni importantissime che si è portata con sè anche dopo che ha smesso di fare quel lavoro e che le sono state utili non solo nei successivi lavori, ma nella sua vita in generale. Queste tre lezioni sono:

  1. scopri la tua anima;
  2. accogli il dolore;
  3. assapora il tempo profondo. 

Scopri la tua anima

Tra i 20 e i 30 anni, Elizabeth ha esercitato come ostetrica per i parti in casa e far nascere bambini le ha insegnato cose di valore e alle volte sorprendenti, cose che si è portata dietro anche successivamente e che l’hanno guidata anche quando ha smesso di fare l’ostetrica. In particolare, ha maturato la ferma convinzione che ogni persona viene al mondo con un proprio valore speciale.

“Quando guardavo il viso di un neonato, coglievo un barlume di questo valore, di quel senso di individualità senza rimorsi, quella scintilla unica. Uso la parola “anima” per descrivere quella scintilla, perché è l’unica parola che in inglese che si avvicina a ciò che ogni bambino si portava con sé nella stanza. Ogni neonato era diverso dall’altro proprio come i fiocchi di neve. Un’ineguagliabile mix di biologia, discendenza e mistero. E poi il bambino cresce e per trovare il suo posto in famiglia, per conformarsi alla cultura, alla comunità, al genere, il piccolo inizia a coprire la propria anima strato dopo strato. … Quando cresciamo, ci accadono tantissime cose che ci spingono a nascondere la nostra eccentricità e autenticità innata. Lo abbiamo fatto tutti, siamo tutti ex-bambini con distintive doti naturali. Ma crescendo, passiamo così tanto tempo a sentirci a disagio nella  nostra pelle, come se avessimo un DMA: un Disturbo da Mancanza di Autenticità. Ma non questi bambini, non ancora.”

Quello che questi bambini hanno insegnato ad Elizabeth  è l’importanza di riscoprire la propria anima e di cercare questa scintilla anche negli altri.

Accogli il dolore

Mentre il primo insegnamento Elizabeth lo ha appreso dai bambini che ha fatto nascere, il secondo che ha appreso dal proprio lavoro di ostetrica le è stato insegnato dalle donne partorienti.

“Il loro messaggio era di rimanere aperte anche quando le cose sono dolorose. … Se lotti contro il dolore, crei solo altro dolore e blocchi chi vorrebbe nascere. Non dimenticherò mai la magia che accadeva quando la donna smetteva di resistere al dolore e si apriva. Era come se le forze dell’universo se ne accorgessero e inviassero una spinta di aiuto. Non ho mai dimenticato quel messaggio e adesso, quando mi capitano cose difficili o dolorose, nella mia vita o a lavoro, sicuramente all’inizio provo a resistere, ma poi ricordo cosa ho imparato dalle madri: rimani aperta. Rimani curiosa. Chiedi al dolore cosa è venuto a recapitare. Qualcosa di nuovo che chiede di nascere.”

Assapora il tempo profondo

Infine, la terza lezione Elizabeth l’ha imparata  da Albert Einstein.

“Una lezione sul tempo. Alla fine della sua vita Albert Einstein concluse che la nostra normale esperienza di vita da criceti che girano nella ruota è un’illusione. Giriamo in tondo, sempre più veloce, cercando di arrivare da qualche parte. E nel mentre, sotto la facciata il tempo è quest’altra dimensione in cui il passato, il presente e il futuro si fondono creando il tempo profondo. E non c’è alcun posto da raggiungere. Albert Einstein ha chiamato questo stato, questa dimensione “solo Essere”. E una volta provato disse di aver sentito un sacro stupore. Quando facevo nascere bambini sono stata strappata via dalla ruota del criceto: alle volte ho dovuto sedermi per giorni, ore ed ore, a respirare insieme ai genitori, ed ho ottenuto una grossa dose di sacro stupore.”

Di tanto in tanto è importante scendere dalla ruota da criceti dove corriamo e ci affanniamo, smettere di fare e prendersi il tempo profondo per essere.

 

Offrire il midollo della propria anima e ricercarlo negli altri

Elizabeth racconta che le tre lezioni sopra citate le sono servite per tutta la vita, ma in particolare qualche anno fa, quando sua sorella minore ha avuto una recidiva di un raro cancro del sangue e l’unico trattamento rimasto era il trapianto del midollo e scoprirono che il suo midollo era compatibile con quello della sorella.

“La premessa di un trapianto è abbastanza chiara: si distrugge il midollo osseo del malato con dosi massicce di chemioterapia e dopo si rimpiazza quel midollo con svariati milioni di cellule sane del donatore. E dopo si fa ciò che si può per essere certi che queste nuove cellule attecchiscano nel paziente. Questo comporta dei pericoli, perché dopo aver superato la fase quasi letale della chemioterapia, c’è da affrontare la sfida dell’eventualità che le cellule del donatore potrebbero attaccare il corpo del paziente. O che il corpo del paziente potrebbe rigettare le cellule del donatore.  Queste possibilità si chiamano “rigetto” o “attacco” e potrebbero entrambe uccidere il paziente.”

Elizabeth prosegue dicendo che le parole  “rigetto” e “attacco” non erano nuove nel suo rapporto con la sorella. Un rapporto d’amore, ma anche di rifiuto ed attacco, costellato da piccole incomprensioni fino a  tradimenti più importanti. Un rapporto in cui non parlavano di cose profonde, ma, come spesso accade tra sorelle o fratelli o persone all’interno di relazioni, esitavano a raccontare le proprie verità, a rivelare le proprie ferite, ad ammettere i propri errori. Ma quando apprese dei pericoli del trapianto di midollo, pensò che era ora di cambiare qualcosa e che era meglio lasciare il trapianto del midollo osseo ai dottori, mentre lei e sua sorella si sarebbero dedicate a qualcosa che avrebbero poi definito come “il trapianto del midollo dell’anima”.

“E se invece affrontassimo il dolore che abbiamo causato l’una all’altra e invece di rifiutarci e attaccarci, ci ascoltassimo? Ci perdonassimo? Potrebbe questo insegnare alle nostre cellule a fare lo stesso?”

Chiese così a sua sorella di andare insieme da un terapeuta, prima che il suo midollo osseo venisse raccolto e impiantato nel corpo della sorella, per “dare una pulita” alla loro relazione. E durante gli incontri dallo psicologo sono “scese fino giù al midollo” e hanno rivisto la loro storia e si sono liberate da anni di supposizioni dell’una verso l’altra e di colpe e di rimorsi, “fin quando non rimase nient’altro che amore”.

“Qualcuno mi dice che sono stata coraggiosa ad aver accettato di donare il mio midollo, ma io non credo questo. Ciò che mi sembrò coraggioso fu l’altro tipo di raccolta e di trapianto, quello del midollo dell’anima: mettere a nudo le proprie emozioni con un altro essere umano, mettendo da parte orgoglio e istinto di difesa, sollevare gli strati e condividere con l’altro le nostre anime vulnerabili.”

Un’ultima lezione: non aspettare fino ad una situazione di vita o morte per mettere a posto relazioni importanti

Oltre alle tre lezioni:

  1. scopri la tua anima;
  2. accogli il dolore;
  3. assapora il tempo profondo.

Elizabeth nel suo racconto e con la sua storia ci offre anche un’ultima lezione:

“mia sorella mi ha lasciato così tante cose ed io sto per lasciarvi con una di esse. Non dovete aspettare fino ad una situazione di vita o morte per mettere a posto relazioni che sono importanti per voi, per offrire il midollo della vostra anima e per ricercarla nell’altro. Tutti possiamo farlo. Possiamo essere un nuovo tipo di “primo soccorritore” (first responder), quello che fa il primo passo coraggioso verso l’altro. E fare qualcosa, o provarci, che non sia rifiuto e attacco. Possiamo farlo con i nostri fratelli o sorelle, con i nostri compagni, con gli amici o con i colleghi. Possiamo farlo con la disconnessione e la discordia che si trova intorno a noi. Possiamo farlo per l’anima del mondo.

 

Guarda il discorso completo di Elizabeth Lesser