Pensi troppo? Non necessariamente è un problema.

Pensare troppo non è sempre negativo: l’autentica autoanalisi è spesso una tendenza emotivamente intelligente, preferibile al processo decisionale egoistico ed impulsivo.

Allora, quando è che il pensare troppo diventa eccessivo e problematico?

Pensare troppo può diventare disfunzionale quando si trasforma in fissazione ed impedisce ad una persona di concentrarsi sulle proprie responsabilità. Capire perché il pensiero va fuori controllo e sapere come dominarlo può essere utile.

Inoltre, un certo tipo di partner (narcisista) può sfruttare inconsapevolmente la naturale tendenza di una persona a guardare se stessa e questo può suscitare insicurezza in quella persona, portandola a sperimentare un’intensa indecisione. Identificare questa dinamica e rispondere di conseguenza può essere d’aiuto e di sollievo.

Quando pensare troppo è positivo: la consapevolezza sociale

Una persona emotivamente intelligente spesso nota costantemente come le sue azioni e parole influiscono sugli altri. Questa è un’abilità che viene spesso definita “consapevolezza sociale”.

Pensare ad un problema da prospettive diverse e riflettere su come una decisione può influenzare gli altri, in particolare i propri cari, consente ad una persona di essere empatica .

Guardarsi dentro e fare il punto sui modelli di relazione dannosi aiuta una persona ad acquisire consapevolezza di sé. Invece di prendere una decisione egoistica, una persona emotivamente intelligente in genere cerca di essere rispettosa degli altri, bilanciando i propri bisogni.

Quando pensare troppo è negativo: l’indecisione cronica

Il pensare troppo diventa eccessivo e quindi disfunzionale, quando blocca la persona e la fa rimanere in un’impasse senza riuscire a prendere una decisione.

Questo avviene quando un problema provoca nella persona un conflitto emotivo intenso, generalmente, tra quello che vorrebbe fare (i suoi bisogni) e quello che sente che dovrebbe fare (i sensi di colpa).

Questo conflitto emotivo produce una forte tensione nella persona che lo sperimenta, mandandola in uno stato di panico che eclissa la sua capacità di concentrarsi e quindi di trovare una soluzione al problema (prendere una decisione).

Come non far diventare eccessivo il pensare troppo

Quando ci troviamo bloccati e prigionieri del nostro pensare troppo e ci sentiamo paralizzati ed esasperati dal non riuscire a prendere una decisione, può essere utile individuare una persona empatica e chiederle di farci da cassa di risonanza.

Se hai un amico che possiede questa capacità è perfetto. Altrimenti, se l’indecisione diventa cronica e molto disfunzionale nella tua vita, può essere saggio rivolgersi ad un professionista, psicologo-psicoterapeuta.

Un buon ascoltatore, infatti, è in grado di accogliere, riflettere ed onorare le emozioni contrastanti di una persona e questo può essere di grande aiuto: disimballare, identificare e comprendere ciascuno degli stati emotivi contrastanti può aiutare una persona ad acquisire chiarezza.

Pensare troppo, un esempio

Sara è in uno stato di forte tensione ed agitazione perché sua zia si aspetta che lei vada a trovarla nel suo unico weekend libero. Sara teme il lungo viaggio ed è allergica al gatto di sua zia. Sara non vorrebbe andare, ma sua zia la chiama continuamente carica di gioia ed eccitazione per quella visita, affermando: “La tua visita è l’unica cosa che sto aspettando. Sto contando i giorni!

Ascoltare i messaggi di sua zia è per Sara un tormento: non vuole andare, ma si sente in colpa nel cancellare la visita. Quando ascolta il suo bisogno di non andare in visita dalla zia si vergogna e si chiede: “Sono così egoista? Sono una persona cattiva? Sono l’unica famiglia che ha”. Eppure, pensare di passare il fine settimana in macchina per andare a casa dalla zia e per poi stare male con l’allergia, la deprime.

Dopo aver perso il sonno a causa di questo problema, Sara chiama la sua amica Viola. Viola ascolta l’enigma di Sara e riflette le sue emozioni forti e contrastanti: “Sei esausta e hai bisogno di prenderti cura di te stessa, ma provi anche un tremendo senso di colpa per paura di deludere tua zia. Capisco la tua confusione. Però prendersi cura di sé è importante. Tua zia è importante, ma sei importante anche te.”

Dopo aver elaborato le proprie emozioni contrastanti con Viola, Sara si sente meglio. Adesso la situazione è più chiara ed è in grado di onorare come si sente. E questo le permette di riuscire ad identificare un compromesso: decide di chiedere alla zia di incontrarla a metà strada in un noto ristorante di pesce (la cucina preferita di sua zia). In questo modo, non trascorrerà il fine settimana in macchina ed eviterà il gatto. Indipendentemente dalla potenziale risposta di sua zia, Sara si sente meglio. Invece di fare ciò che è meglio per sua zia, propone un piano che può andare bene ad entrambe.

Quando i partner alimentano il problema

Il pensiero eccessivo può anche essere esasperato dal comportamento di un certo tipo di partner. Questo tipo di partner, invece di ascoltare empaticamente,  spesso si infastidisce per l’eccessiva introspezione del partner e si focalizza e punta il dito sul senso di colpa.

Torniamo al nostro esempio. Supponiamo che Sara, invece di chiamare la sua amica Viola, decida di esprimere al suo partner la propria angoscia per la visita a sua zia. Il suo partner, invece di ascoltarla empaticamente, è infastidito dalla sua indecisione e la attacca: “Tu pensi troppo a tutto. Basta, prendi una decisione! O vai senza lamentarti, o fai l’egoista e cancelli la visita a tua zia”.

Ora, Sara è estremamente confusa. Da un lato, si sente un’idiota per essere indecisa perché infastidisce il suo partner. D’altra parte, lui ha indirettamente insinuato che lei sarebbe egoista se annullasse la visita. La sua ansia e confusione aumentano.

Alla fine, Sara decide di andare a trovare la zia, perché teme che il suo partner creda che sia egoista. Ironia della sorte, la settimana prima, il suo partner non era andato a trovare suo padre in ospedale perché stava giocando a tennis con i suoi amici. Ma invece di assumersi la responsabilità del suo comportamento, lo ha proiettato su Sara.

In conclusione

Pensare troppo non è sempre negativo e disfunzionale. Anzi, pensare profondamente può consentire ad una persona di agire con empatia nelle relazioni e portare ad un risultato autenticamente costruttivo.

Tuttavia, la meditazione pervasiva può indicare che una persona è alle prese con un conflitto profondo, spesso su se stessa. Ed il rischio è quello di rimanere bloccati nei propri pensieri senza prendere alcuna decisione, in uno stato di ansia ed angoscia; oppure quello di prendere decisioni ascoltando solo il proprio senso di colpa.

Per uscire da questo impasse e riuscire a prendere la “decisione migliore per noi in quel momento”, può essere utile elaborare i diversi sentimenti in gioco con una persona empatica, in modo di consentire a quelle intense emozioni di respirare. Questo può fornire sollievo e chiarezza.

Inoltre, può essere utile per una persona acquisire consapevolezza della tendenza di un partner narcisista ad attribuire ingiustamente le proprie tendenze egoistiche all’altro.

 

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Quando pensare troppo diventa eccessivo, può portare ad indecisione cronica, ansia ed angoscia. Spesso sono le emozioni intense e contrastanti su se stessi che contribuiscono a pensare troppo. Riuscire ad ascoltare queste emozioni, legittimandole, può aiutare a fare chiarezza e consentire di prendere una decisione costruttiva e giusta per se stessi.