Quando le persone iniziano la terapia per la prima volta, hanno tante domande e paure. È normale avere paura e non sapere cosa aspettarsi.

Alle persone che vengono da me in terapia dico, innanzitutto, che è importante che si sentano “comode”. Alla fine del primo colloquio, domando loro come si sono sentiti e come si sentono. Sentirsi “comodi” è importante per il buon andamento della terapia stessa.

Oggi, quindi, proverò a farti sentire “comodo” con l’idea di iniziare una terapia , raccontandoti quello che, secondo me, significa andare in terapia e cosa avviene nella stanza dello psicologo-psicoterapeuta.

Andare in terapia è coraggioso

Anche se a volte, come psicoterapeuti, ci possiamo dimenticare quanto sia difficile iniziare una terapia, ci tengo a sottolineare e a legittimare quanto possa essere spaventoso chiedere aiuto.

Ma prendere la decisione di chiamare o inviare un’e-mail per chiedere aiuto è incredibilmente coraggioso. Stai facendo un passo verso l’ignoto che ti offre la possibilità per una vita migliore. E questo richiede coraggio.

Chiedere aiuto è il primo fondamentale passo verso lo “stare bene”.

Non ti giudicherò

La stanza della terapia è un luogo sacro e sicuro. Posso promettere che non ti giudicherò per le cose che dici. Non solo perché ho sentito molto e molto poco mi sorprende, ma perché, come psicoterapeuta centrata sulla persona, sono “addestrata” per questo: lo scopo della psicoterapia Centrata sulla Persona è quello di facilitare, attraverso la relazione terapeutica, il contatto con se stessi, in un ambiente sicuro e non direttivo, dando alla persona la possibilità di esplorare in sicurezza e con i propri tempi il proprio vissuto emotivo e di vedere da sé quale direzione desidera dare alla propria vita. Questo attraverso una comprensione dell’altro libera da preconcetti e pregiudizi, permeata da accettazione e ascolto profondo.

Sono stata in terapia anche io

Nel mio percorso per diventare psicoterapeuta sono “dovuta” andare in terapia anche io. Ho quindi una certa esperienza diretta di quel che vuol dire affrontare un percorso psicoterapico, della paura che si può provare nel raccontarsi, della fatica di guardarsi dentro e affrontare, a volte, il dolore, di scoperte inaspettate,  di pianti ma anche di risate, di “illuminazioni” e nuove prospettive individuate, del benessere di sentirsi più pronti e capaci per affrontare le sfide e i problemi che la vita inevitabilmente ci riserverà.

Riassumendo:

Ti vedo. Ti sento. Ci sono. Ci sono stata. E, se vuoi, ti accompagnerò nel tuo viaggio.

Il cambiamento è difficile ma possibile

Il cambiamento è il centro, l’obiettivo, della terapia. Ma il cambiamento non è semplice, è incredibilmente difficile.

Se cambiare fosse stato facile, l’avresti già fatto. Ci vuole coraggio per cambiare comportamenti e pensieri con cui hai convissuto per tutta la vita.

Molte persone vengono in terapia spinte dal desiderio di cambiare gli altri e si scontrano, inevitabilmente, con l’impossibilità di farlo; altre persone vorrebbero cambiare se stesse come si fa con un prodotto difettoso o un regalo sbagliato, semplicemente riportandolo al negozio e facendoselo sostituire.

Purtroppo il cambiamento in psicoterapia non funziona così. Presto, o tardi, si scopre che non abbiamo il potere di cambiare gli altri e che per cambiare noi stessi dobbiamo aumentare il contatto con noi stessi, essere più consapevoli di noi, scoprendo aspetti di noi ignorati  e riappropriandoci di quelle parti di noi che abbiamo distanziato, evitato e/o distorto. In sintesi, il cambiamento passa, innanzitutto, dall’accettazione di se stessi.

Cambiare significa sviluppare un concetto di sé più ampio e realistico, acquisire maggiore flessibilità nel dare senso all’esperienza e nel gestire il proprio mondo emotivo, instaurare relazioni improntate a maggior fiducia ed autenticità.

Sì, puoi cambiare. Non è semplice, ma puoi cambiare. Ma devi essere disposto a conoscerti ed accettare (amare) chi sei.

Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono allora posso cambiare” (C. R. Rogers)

Lavoriamo insieme, ma sei tu che fai il lavoro

Siamo una squadra. Il mio lavoro è camminare accanto a te e aiutarti a muoverti verso i tuoi obiettivi .

Ma non posso fare il lavoro per te. Non posso decidere la direzione al posto tuo, non posso scegliere per te, non posso sostituirmi a te.

Posso mettermi nei tuoi panni, ma non sono te. Posso stare al tuo fianco qualsiasi decisione prenderai ed aiutarti ad affrontarla.

Sono fiduciosa che puoi farlo. Sarà dura e difficile, ma puoi farlo. E sarò lì con te a ricordartelo, se ne avrai bisogno.

A volte l’unica via d’uscita dal dolore è attraverso il dolore

A volte l’unica via d’uscita dal dolore è attraverso il dolore. In molti casi, per stare meglio devi fare la cosa che ti spaventa di più.

Ad esempio, per l’ansia, “devi” affrontare le tue paure (gradualmente e con l’aiuto di uno psicoterapeuta), e per riprenderti da un disturbo alimentare, devi prima mangiare e, in molti casi, ripristinare il peso.

Più resisti al dolore, più lo combatti o cerchi di controllarlo o di evitarlo, e più il dolore acquisterà forza. Anche se sembra contro-intuitivo, riuscire ad aprirsi al dolore, ad accettarlo, è un presupposto fondamentale per poter stare meglio.

Il percorso terapeutico non è lineare

La maggior parte delle persone, quando iniziano una psicoterapia, hanno l’aspettativa di migliorare costantemente fino a quando non si sentiranno meglio. Purtroppo non è sempre così.

La strada della terapia non è lineare, è fatta di molti picchi e valli.

Ci sono alti e bassi. Ci sono battute d’arresto. Ci sono circostanze di vita inaspettate.

Solo perché il tuo viaggio non è lineare, non lo rende meno utile.

E anche quando ci sono “bassi”, ti stai comunque avvicinando a dove vuoi essere.

Sono qui per sedermi con te nelle cadute e per celebrarti durante le vette. Entrambi sono una parte importante del tuo viaggio.

Puoi stare meglio

Così tante persone vengono in terapia pensando di essere difettose, pensando di essere dei “casi persi”, che i loro problemi non possono avere una soluzione.

Non ho una sfera di cristallo. Non posso prevedere il futuro.

Quello che ti posso assicurare è che farò del mio meglio, in scienza e coscienza, per aiutarti a stare meglio. La mia esperienza clinica mi suggerisce che la maggior parte delle persone che iniziano una psicoterapia, e che pensano di essere difettose ed irrecuperabili, se ne vanno, poi, con nuove capacità e una nuova prospettiva.

A volte il mio lavoro è mantenere la speranza per il tuo star meglio, quando te non riesci a farlo.

Non sei rotto. “Star meglio” non significa che ti stai “aggiustando”. Significa imparare a capire cosa è importante per te e a compiere passi significativi verso questa direzione.

Sei meraviglioso così come sei e puoi stare meglio.

Parole finali

La mia professione mi offre il grandissimo privilegio di lavorare con le persone per migliorare le loro vite. Ogni persona che incontro ha punti di forza, talenti e qualità unici. E tengo davvero e sono grata a ciascuna di queste persone, perché mi permettono di ascoltare la loro storia e di stare al loro fianco lungo il cammino della loro vita.

La compassione non è una relazione tra il guaritore e il ferito. È una relazione tra pari. Solo quando conosciamo bene la nostra oscurità possiamo essere presenti con l’oscurità degli altri. La compassione diventa reale quando riconosciamo la nostra umanità condivisa”. (Pema Chödrön)

Quando sarai pronto, io sarò qui.